6 maggio 1976
7 maggio 1976
9 maggio 1976
11 maggio 1976
13 maggio 1976
19 maggio 1976
26 maggio 1976
27 maggio 1976
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20 giugno 1976
11 settembre 1976
13 settembre 1976
14 settembre 1976
15 settembre 1976
17 settembre 1976
18 settembre 1976
22 settembre 1976
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6 maggio 1976 |
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Alle 21 (per la precisione le 20 59' 06") la terra trema per 55 interminabili secondi: gli edifici di buona parte del Friuli - da Vito D'Asio a Gemona, da Moggio a Tarcento - diventano macerie, squassati dalle onde sismiche, che raggiungono l'ottavo grado della scala Mercalli. Dopo le prime ore di smarrimento, già si organizzano i soccorsi e le prefetture di Udine e Pordenone si trasformano in basi operative per coordinare gli interventi. |
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7 maggio 1976 |
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Il Presidente della Repubblica Giovanni Leone arriva in Friuli per visitare le zone colpite. "Faremo tutto il possibile per aiutare questa gente", promette. Il primo bilancio è tremendo: i morti fino a a quel momento accertati sono 584, quasi mille i feriti. La macchina dei soccorsi (in prima linea le forze armate) scatta subito: raggiunto ogni paese, erette tendopoli, adottate misure sanitarie. All'ospedale di Udine viene alla luce la prima nata dopo il terremoto: si chiama Donatella ed è figlia di una coppia di Maiano, uno dei centri più colpiti. |
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9 maggio 1976 |
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A Maiano viene celebrato il primo funerale per 88 morti, mentre il conteggio delle vittime è salito a 812. Il maltempo acuisce la situazione già difficile. Affluiscono gli aiuti da varie parti del mondo, mentre le ruspe lavorano in continuazione nei centri colpiti. Si iniziano a riaprire le strade e a demolire le case pericolanti. Nelle fabbriche, operai e dirigenti si trovano d'accordo nel riconoscere la necessità di provvedere al più presto alla riattivazione degli impianti. |
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11 maggio 1976 |
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Arriva in Friuli il presidente della Confindustria Agnelli, il quale esorta a rimettere in funzione il tessuto produttivo, condizione necessaria alla ripresa: "Prima le aziende, poi le case". Prime riunioni dei consigli comunali di Gemona e Osoppo. Tutto il mondo segue ora le sorti del Friuli e nei centri colpiti lavorano a fianco dei nostri soldati anche i militari austriaci, canadesi, tedeschi, americani, francesi. Hanno già montato 1.450 tende. Dall'estero continuano ad arrivare numerosi gli emigrati, per avere notizie dei loro cari. |
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13 maggio 1976 |
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Il vicepresidente degli Stati Uniti, Nelson Rockefeller, arriva in Friuli e annuncia lo stanziamento di 21 miliardi per le popolazioni sinistrate. I ministri dell'Interno Cossiga e dell'Istruzione Malfatti visitano i luoghi del disastro. Il maltempo continua a flagellare le tendopoli; a Travisio cade persino la neve. Vengono processati per direttissima quattro giovani accusati di sciacallaggio nelle case disabitate: esemplari le condanne. |
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19 maggio 1976 |
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La commissione Bilancio del Senato approva un altro stanziamento di circa 400 miliardi in vent'anni. Nelle zone colpite, i partiti decidono di sospendere la campagna elettorale. Partono le prime inchieste giudiziarie sul crollo delle case più moderne. Il bilancio dei morti sale a 926. |
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26 maggio 1976 |
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Il consorzio pedemontano per l'Alto Fruli presenta un piano di ripresa industriale per le aziende di Rivoli di Osoppo. È solo un esempio della grande voglia di risollevarsi presto. Si pensa anche al turismo per l'imminente estate: le strutture montane e marine - questa l'opinione più diffusa - dovrebbero funzionare a pieno ritmo costituendo così un valido incentivo alla ripresa generale. |
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27 maggio 1976 |
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Una nuova ondata di maltempo, con pioggia, vento e neve, crea serie difficoltà nelle tendopoli. Si provvede con rapidità a dotare ogni accampamento di rialzi in legno sotto le tende. Nelle zone impervie le strade sono impercorribili: alcuni paesi restano isolati. L'elenco delle vittime continua ad allungarsi e ora se ne contano 948. |
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20 giugno 1976 |
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Dopo la prima giornata di elezioni, in regione ha votato il 77,5% degli aventi diritto, rispetto al 76,3% nel Paese. L'auspicio è che il nuovo Parlamento dia la precedenza ai problemi del dopo-sisma. Il Friuli si aiuta, ma bisogna aiutarlo. |
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11 settembre 1976 |
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A oltre quattro mesi dal sisma del 6 maggio torna la paura. La terra trema in maniera violenta. Alle 18:31 e alle 18:40, due scosse molto forti (superati 7,5 e 8 Mercalli), seguite da altre 11, provocano ulteriori crolli, feriti e tanta paura. A Gemona, finisce in macerie buona parte del centro storico che finora aveva resistito. A Magnano in Riviera cede un condominio. Crolli anche nel Pordenonese. Interrotta la linea ferroviaria Udine-Tarvisio. Frane e interruzioni sulla statale Pontebbana. |
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13 settembre 1976 |
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Ancora altre scosse (una del 6° Mercalli). Il Governo decide una nuova emergenza mentre a Udine giunge una delegazione parlamentare che visiterà le zone disastrate. Ritorna Zamberletti. Il maltempo flagella le zone terremotate. |
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14 settembre 1976 |
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È molto violenta e decisamente lunga la scossa che si registra nella notte: viene stimata tra l'8° e il 10° grado della scala Mercalli. I parlamentari in visita si rendono conto di persona dei gravi problemi. Intanto Zamberletti si mette al lavoro per evitare l'esodo e per ridare al più presto un tetto a chi l'ha perduto. |
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15 settembre 1976 |
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È una giornata tremenda: duo picchi di 8,5 e 9° Mercalli in sei ore fra 43 scosse. Ancora morti: 7 accertati, un centinaio i feriti. Ventimila persone sono andate ad aumentare il numero già grande dei senzatetto. Migliaia di profughi sono trasportati, o raggiungono con mezzi propri Lignano, Grado e altare località più sicure. |
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17 settembre 1976 |
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Pieni poteri per l'emergenza: il commissario Zamberletti riceve dal Consiglio dei ministri un'ampia delega per assicurare l'assistenza e il ricovero degli scampati. Il Governo decide inoltre lo stanziamento di oltre 160 miliardi. I fondi saranno raccolti con una tassa una tantum sui veicoli a motore e con l'aumento di 50 lire sulla schedina del Totocalcio. Previsti sgravi fiscali per le province disastrate. Registrate otto scosse. |
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18 settembre 1976 |
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Prosegue l'esodo verso le località marine, mentre si lavora per l'emergenza. Zamberletti e i suoi collaboratori sono impegnati a predisporre gli interventi più urgenti: trasporto dei sinistrati, organizzazione e assistenza nelle comunità, blocco dei prezzi nei centri marini, reperimento di roulotte per i lavoratori che restano nelle zone devastate. La giornata registra altre sette scosse tra il 4° e il 5° Mercalli. |
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22 settembre 1976 |
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La maggioranza in Consiglio regionale propone un patto per la rinascita del Friuli. L'iniziativa tende a un accordo per un'azione unitaria in sede parlamentare e a una preventiva consultazione per ogni decisione a livello regionale. Viene rinviato il servizio militare per i giovani terremotati. |