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Il padre del museo di Timau
 

 
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Lindo Unfer
Il Museo storico di Timau ha un padre. È Lindo Unfer, timavese, classe 1926, che dal 1992 si adopera per migliorare e arrichire sempre di più questa testimonianza della grande guerra 1915-18, con reperti recuperati quasi totalmente sui monti circostanti Timau. Unfer, dopo una attività come poliziotto in Lombardia è andato in pensione e rientrato per raccogliere e catalogare tutti i reperti che aveva raccolto direttamente o che gli erano stati affidati. Da ragazzino, assieme ai cuoi compagni, batteva le zone dove si era combattuto raccogliendo tutto quanto poteva ricordare gli scontri.
Al suo rientro definitivo a Timau si é dato da fare per organizzare un comitato e allestire un vero e proprio museo che ora é di proprietà degli "Amici delle Alpì Carniche", di cui é presidente il generale Adriano Gransinigh. Unfer, seguito a vista dalla sua fida Birba, una meticcia che non lo abbandona mai un secondo e che controlla oltre che i suoi movimenti anche le espressioni dell' interlocutore che ha di fronte, di questa raccolta ne ha fatto un motivo di vita e di vanto. Accompagna i visitatori e le scolaresche. Si sofferma davanti alle bacheche e alle centinaia e centinaia di pezzi in esposizione, che conosce uno per uno, raccontandone la storia, illustrndo le particolarità e fornendo le notizie più interessanti. Lo fa con un linguaggio semplice, discorsivo, mettendo cuore e anima in quei suoi racconti. Se si vuole.
Unfer Accompagna i visitatori anche sui monti perchè possano vedere direttamente i resti delle trincee e delle fortificazioni costruite dai nostri soldati. "Tuto è basato sul volontariato" puntualizza Unfer che incontriamo con Dino Matiz, figlio di Silvio, decorato con madaglia d'argento al valor militare, e di una portatrice carnica, mentre stanno sistemando alcuni particolari di un manichino che indossa l'abbigliamento tipico delle Portatrici. Il museo è particolarmente ordinato, pulito e leggibilissimo. Birba accoglie il visitatore con il suo abbaiare, lo accompagna, lo segue e lo saluta quando esce da quel luogo di memori.
 

 Museo Storico La Zona Carnia nella Grande Guerra
 

Il Museo della Grande Guerra 1915/18
Il museo, organizzato dall'A.N.C.R. - Sezione di Timau, dall'A.N.A. - Gruppo di Timau e gestito dall'Associazione Amici delle Alpi Carniche, con il patrocinio del Comune di Paluzza, consiste in una vasta raccolta di cimeli bellici italo - austriaci, reperiti quasi totalmente sui monti circostanti Timau: Cresta Verde, Cellon, Pal Piccolo, Freikofel, Pal Grande e circa un migliaio di documenti ed inedite immagini fotografiche che testimoniano le drammatiche vicende della Grande Guerra sulla linea del fronte denominato "La Zona Carnia".
Tra i repperti più interessanti figurano: un canone "Skoda" calibro 75/13 del 1915, grossi proiettili di artiglieria italo - austriaci, una palla di canone da 145 kg. abbandonata a Timau dall'esercito napoleonico, un supporto per fucile a specchi per i tiratori scelti austriaci, una corazzatura metallica per "Arditi", un'ogiva di proiettile austriaco cal. 420 del peso di 400 kg., una mitragliatrice austro-ungarica, una piastra da mortaio italiana da 200 kg., una bombarda di medio calibro, ricche raccolte di decorazioni, monete, francobolli, lettere e cartoline d'epoca.

 
Le Portatrici Carniche
Nelle sale 6 e 7, sonno esposti i cimeli delle Portatrici Carniche ed una documentazione fotografica della costruzione del monumento a loro dedicato ed inaugurato nel 1992.
Le Portatrici, per le quali il Gen. Lequio, Comandante il settore "Carnia", ebbe parole di altissima stima e plauso, operarono volontariamente ed erano una vera forza di supporto ai combattenti al fronte. Erano adibite per i rifornimenti sino alle prime linee, con carichi di 30/40 kg. Furono compensate con una lira e mezza per viaggio.
Tre di loro rimasero ferite e una fu colpita a morte: Maria Plozner Mentil che "riposa" nel Tempio Ossario di Timau accanto ai resti di 1764 combattenti sul sovrastante fronte.
Con la Legge 263/1968, alle "Portatrici" è stata conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto per riconosciuti meriti combattentistici.
Il 1° ottobre 1997 il Presidente della Republica Oscar Luigi Scalfaro ha conferito "motu proprio" la medaglia d'oro al Valor Militare, all'eroina Maria Plozner Mentil.

 
Timau/Tischlbong
Nelle stesse sale, sono altresì esposti i costumi e gli attrezzi di uso comune della popolazione di Timau/Tamau/Tischlbong, isola linguistica di parlata tedesca risalente al XII secolo.
L'insediamento primitivo, nelle vicinanze del luogo ove si trova oggi, è stato fondato da minatori che lavoravano nelle miniere di piombo e di argento sul Pal Picolo, Pal Grande e sulla locale Creta. La storia iniziale del paese di perde nella notte dei tempi, ma la desinenza "wang" sta ad indicare - per lo meno da quanto risulta dallo studio della toponomastica - che la località dovrebbe essere stata fondata prima del 1100 dai minatori provenienti dal Gailtal in Carinzia.

 
Il Museo all'aperto della guerra in montagna 1915-18
Realizzato dall'Associazione Dolomitenfreunde al Passo di Monte Croce Carnico e sul Pal Piccolo, costituisce l'ideale integrazione alla vista dei Musei di Timau e di Kötschach- Mauthen. L'ingresso è gratuito, ma consigliamo di effetuare l'escursione solo dalla tarda primavera all'autunno. Analoga realizzazione è in atto sul Freikofel e Pal Grande da parte dell'Ass. Amici Alpi Carniche con sede a Timau.

 
Il Tempio Ossario di Timau
L'opera di trasformazione dell'antico Santuario del Cristo in Tempio Ossario fu realizzata negli anni 1936/37; venne inaugurato nel novembre 1937 e consacrato nel maggio 1939.
All'interno e all'esterno del Tempio, vi sono custodite le spoglie di 1764 caduti provenienti dal Fronte dell'Alto But e dintorni. Delle 1764 salme 1466 sono note e 298 ignote (vi sono compresi 73 austroungarici di cui solo otto noti).
All'interno, oltre alle figure del fante e del crocifisso di G. Castiglioni e le pitture realizzate da Vanni Rossi e Giovanni Pellis, è esposta la "Madonna della Neve" opera del pittore Fragiacomo di Venezia, realizzata nel 1916 per la cappelleta del Pal Grande voluta da Don Janes e dal Ten. Col. Ugo Pizzarello, cappellano e comandante del Btg. "Tolmezzo".